I debiti chi li fa li paga! Intesi?
Il tema del debito pubblico aleggia ormai da molti anni sul dibattito politico italiano, e dunque anche sull'attuale campagna elettorale. Con ottime ragioni, visto che questi 1.600 miliardi di euro pesano davvero come un macigno sulle prospettive di crescita del nostro Paese. Le quantificazioni che si possono fare saranno magari scontate ma restano molto istruttive: circa 27.500 euro di debito per ciascun italiano neonati compresi, o se si preferisce quasi 1300 euro l'anno di interessi da pagare, sempre a testa.
Ugualmente interessante è notare che metà del debito è nelle mani di investitori esteri, per cui non si può nemmeno dire che siamo indebitati nei confronti di noi stessi. Anche gli altri Paesi hanno un debito pubblico: ma vale, in proporzione alle rispettive economie, normalmente un po' più della metà di quello italiano. Il che vuol dire che sui 75 miliardi che se ne vanno ogni anno in interessi, ne avremmo a disposizione 30-35 da usare per altri e più utili scopi, se solo fossimo allineati alla media degli altri.
Pochi ricordano invece che questa piaga non si è abbattuta su di noi per un incantesimo malvagio. Il debito pubblico è stato accumulato in alcuni periodi ben precisi della nostra storia, ed in particolare negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta. I conteggi si fanno non tanto in cifra assoluta (un dato che risente anche dell'effetto inflazione) ma in rapporto al Pil: nel 1980 eravamo ancora sotto il 60, nel 1994 siamo arrivati al picco massimo del 121,5 per cento. Oggi siamo al 104, ma scendere è maledettamente faticoso. I governi e i Parlamenti di quegli anni, insieme agli elettori che li hanno votati, portano una pesante responsabilità.
Il Messaggero.it - CORRI ITALIA, CORRI di Luca Cifoni
pubblicato il 13-03-2008 alle 11:33